Grazie alle modifiche apportate alla disciplina del concordato preventivo e all’introduzione dei nuovi istituti dei “piani attestati” di cui all’art. 67, comma 3, lett. d), l. fall. e degli “accordi di ristrutturazione dei debiti” di cui all’art. 182-bis, l. fall., il quadro normativo delle “soluzioni alternative” della crisi di una impresa è divenuto assai articolato, tanto da porre all’interprete, non solo problemi in punto di rielaborazione ermeneutica delle nuove disposizioni, ma anche e soprattutto rilevanti questioni di ordine sistematico. Ruolo centrale assumono, fra gli altri, gli interrogativi concernenti la possibilità, da un lato, di ricondurre o meno ad unità le tre figure attraverso l’individuazione di elementi in qualche modo unificanti, e, dall’altro, di prospettare o meno una articolazione interna a ciascuna figura, al punto da configurare delle sottofattispecie dotate di qualche autonomo giuridico rilievo. Nella consapevolezza che il concordato preventivo conserva una posizione preminente anche in virtù delle recenti novità legislative introdotte nel 2012, non può sottacersi che gli accordi di ristrutturazione rappresentano uno strumento sotto diversi profili, più duttile per l’imprenditore e più efficace nell’interesse del ceto creditorio. L’obiettivo che tale studio si propone è pertanto di verificare, attraverso un’analisi esegetica e sistematica delle disposizioni dedicate agli accordi di ristrutturazione, quali siano la natura e la funzione di tale istituto, al fine ultimo di valutarne criticamente l’idoneità a soddisfare le aspettative dell’imprenditore insolvente e dei suoi creditori.
Gli accordi di ristrutturazione del debito
APPIO, CATERINA LUISA
2012-01-01
Abstract
Grazie alle modifiche apportate alla disciplina del concordato preventivo e all’introduzione dei nuovi istituti dei “piani attestati” di cui all’art. 67, comma 3, lett. d), l. fall. e degli “accordi di ristrutturazione dei debiti” di cui all’art. 182-bis, l. fall., il quadro normativo delle “soluzioni alternative” della crisi di una impresa è divenuto assai articolato, tanto da porre all’interprete, non solo problemi in punto di rielaborazione ermeneutica delle nuove disposizioni, ma anche e soprattutto rilevanti questioni di ordine sistematico. Ruolo centrale assumono, fra gli altri, gli interrogativi concernenti la possibilità, da un lato, di ricondurre o meno ad unità le tre figure attraverso l’individuazione di elementi in qualche modo unificanti, e, dall’altro, di prospettare o meno una articolazione interna a ciascuna figura, al punto da configurare delle sottofattispecie dotate di qualche autonomo giuridico rilievo. Nella consapevolezza che il concordato preventivo conserva una posizione preminente anche in virtù delle recenti novità legislative introdotte nel 2012, non può sottacersi che gli accordi di ristrutturazione rappresentano uno strumento sotto diversi profili, più duttile per l’imprenditore e più efficace nell’interesse del ceto creditorio. L’obiettivo che tale studio si propone è pertanto di verificare, attraverso un’analisi esegetica e sistematica delle disposizioni dedicate agli accordi di ristrutturazione, quali siano la natura e la funzione di tale istituto, al fine ultimo di valutarne criticamente l’idoneità a soddisfare le aspettative dell’imprenditore insolvente e dei suoi creditori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.