Il volume consta di tre capitoli. Nel primo l’a., manifestando la sua volontà di proporre, dopo le monografie di Arangio Ruiz e Watson, una nuova ricerca generale sul contratto di mandato, muove dall’esame del valore semantico del termine ‘mandare’ soprattutto attraverso un’ampia analisi del concetto di amicitia e di officium nel mondo romano e perviene a ritenere la fides come fondamento giuridico dell’originario mandare, fenomeno, in quanto tale, con connotazioni già consolidate in età risalente. Nel secondo capitolo l’a. affronta il complesso tema del ius gentium e ne valuta le caratteristiche complessive, sul piano storico, al fine di sostenere una scansione fra mandare e mandatum che in quell’alveo avrebbe trovato terreno fertile ed idoneo a formare gli elementi peculiari del contratto, attribuendo alla bona fides il ruolo fondamentale nella progressiva caratterizzazione contrattuale del mandato. Nel terzo ed ultimo capitolo si affrontano in dettaglio i singoli profili del contratto maturo: l’oggetto, il contenuto dell’incarico, la liceità, la determinatezza (o meno) dell’oggetto, in relazione al c.d. ‘mandato incerto’, la gratuità. Una teorizzazione innovativa porta l’a. a configurare, nell’affrontare il profilo critico del carattere unilaterale o bilaterale del contratto, una scansione concettuale fra unilateralità ‘strutturale’ e bilateralità ‘funzionale’ che gli consente di superare i profili di maggiore criticità legati all’assetto degli interessi in gioco. Completa la ricerca una puntuale analisi della responsabilità del mandatario, con particolare attenzione all’eccesso di mandato, e delle obbligazioni del mandante.
MANDARE. Radici della doverosità e percorsi consensualistici nell'evoluzione del mandato romano
RANDAZZO, SALVATORE
2005-01-01
Abstract
Il volume consta di tre capitoli. Nel primo l’a., manifestando la sua volontà di proporre, dopo le monografie di Arangio Ruiz e Watson, una nuova ricerca generale sul contratto di mandato, muove dall’esame del valore semantico del termine ‘mandare’ soprattutto attraverso un’ampia analisi del concetto di amicitia e di officium nel mondo romano e perviene a ritenere la fides come fondamento giuridico dell’originario mandare, fenomeno, in quanto tale, con connotazioni già consolidate in età risalente. Nel secondo capitolo l’a. affronta il complesso tema del ius gentium e ne valuta le caratteristiche complessive, sul piano storico, al fine di sostenere una scansione fra mandare e mandatum che in quell’alveo avrebbe trovato terreno fertile ed idoneo a formare gli elementi peculiari del contratto, attribuendo alla bona fides il ruolo fondamentale nella progressiva caratterizzazione contrattuale del mandato. Nel terzo ed ultimo capitolo si affrontano in dettaglio i singoli profili del contratto maturo: l’oggetto, il contenuto dell’incarico, la liceità, la determinatezza (o meno) dell’oggetto, in relazione al c.d. ‘mandato incerto’, la gratuità. Una teorizzazione innovativa porta l’a. a configurare, nell’affrontare il profilo critico del carattere unilaterale o bilaterale del contratto, una scansione concettuale fra unilateralità ‘strutturale’ e bilateralità ‘funzionale’ che gli consente di superare i profili di maggiore criticità legati all’assetto degli interessi in gioco. Completa la ricerca una puntuale analisi della responsabilità del mandatario, con particolare attenzione all’eccesso di mandato, e delle obbligazioni del mandante.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.