La profonda e radicata convinzione che l’eccessiva durata dei processi e la scarsa efficienza del sistema giudiziario rappresentino un’emergenza da affrontare con le tecniche legislative tipiche delle situazioni emergenziali fa emergere un pericolo sempre ricorrente nelle legislazioni emergenziali, relativo alla tenuta dei valori costituzionali. Nel quadro di una visione economicistica del processo, che si propone di perseguire — a costo invariato — l’obiettivo dell’efficienza e della celerità dei giudizi, nella prevalente direzione di una semplificazione e sommarizzazione del rito, il rischio è quello di depotenziare le garanzie processuali delle parti, fino ad incidere sul diritto di difesa e il diritto all’effettività della tutela giurisdizionale, garantiti dalla nostra Costituzione (artt. 24 e 111 Cost.). La nuova disciplina del giudizio di cassazione e il nuovo procedimento in materia di protezione internazionale — diretti a sostituire la trattazione scritta all’udienza (orale) — dovrebbero far riflettere attentamente quanti hanno veramente a cuore le sorti della giustizia in Italia. Anche quando il principio del contraddittorio risulta rispettato — sia pure al “minimo costituzionale” —, la sommarizzazione del processo, e lo stesso sostanziale azzeramento del principio di oralità sono emblematici di un certo isolamento del giudice, ormai percepibile anche fisicamente. Analizzando i dati statistici, l’aspetto più grave di questa frenetica stagione di riforme e di interventi giurisprudenziali è che il “costo” pagato da ogni cittadino in termini di progressiva riduzione delle garanzie processuali e di una sempre maggiore sfiducia nelle istituzioni giudiziarie non è stato nemmeno compensato da un aumento dell’efficienza del sistema giudiziario.

Il processo civile di fronte all’emergenza: “accelerazione” del rito e tramonto del principio di oralità

R. Martino
2023-01-01

Abstract

La profonda e radicata convinzione che l’eccessiva durata dei processi e la scarsa efficienza del sistema giudiziario rappresentino un’emergenza da affrontare con le tecniche legislative tipiche delle situazioni emergenziali fa emergere un pericolo sempre ricorrente nelle legislazioni emergenziali, relativo alla tenuta dei valori costituzionali. Nel quadro di una visione economicistica del processo, che si propone di perseguire — a costo invariato — l’obiettivo dell’efficienza e della celerità dei giudizi, nella prevalente direzione di una semplificazione e sommarizzazione del rito, il rischio è quello di depotenziare le garanzie processuali delle parti, fino ad incidere sul diritto di difesa e il diritto all’effettività della tutela giurisdizionale, garantiti dalla nostra Costituzione (artt. 24 e 111 Cost.). La nuova disciplina del giudizio di cassazione e il nuovo procedimento in materia di protezione internazionale — diretti a sostituire la trattazione scritta all’udienza (orale) — dovrebbero far riflettere attentamente quanti hanno veramente a cuore le sorti della giustizia in Italia. Anche quando il principio del contraddittorio risulta rispettato — sia pure al “minimo costituzionale” —, la sommarizzazione del processo, e lo stesso sostanziale azzeramento del principio di oralità sono emblematici di un certo isolamento del giudice, ormai percepibile anche fisicamente. Analizzando i dati statistici, l’aspetto più grave di questa frenetica stagione di riforme e di interventi giurisprudenziali è che il “costo” pagato da ogni cittadino in termini di progressiva riduzione delle garanzie processuali e di una sempre maggiore sfiducia nelle istituzioni giudiziarie non è stato nemmeno compensato da un aumento dell’efficienza del sistema giudiziario.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12572/14525
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