Over the past decade the legislature – moving in the direction, already indicated by the reform of 1990, to give greater effectiveness to first instance judgments – has made significant changes to the rules of stay pending appeal. The paper examines essentially the following profiles: the conditions for obtaining an order of stay of execution; the power of the judge to condemn the appellant to a fine if the motion for a stay is inadmissible or manifestly unfounded; the exclusion of a judicial review of the decision; the faculty of the judge to decide on the merits in the same hearing in accordance with art. 281 sexies c.p.c. The analysis shows that the legislative measures mentioned above, all directed to remedy the excessive length of the proceedings in the name of the principle of reasonable time, lead to a compression of the procedural rights of the parties, contrary to the fundamental guarantees of the right of action and defense (art. 24 Cost.). Hence the need for an interpretation that, balancing the constitutional principles, never lose sight of the central issue, which is to ensure the substantial justice to individuals.

Negli ultimi dieci anni il legislatore – nella direzione, già indicata dalla riforma del 1990, di conferire maggiore effettività alla pronuncia di primo grado – ha apportato importanti modifiche alla disciplina dell’inibitoria in appello. Lo scritto esamina essenzialmente i seguenti profili: i presupposti per la pronuncia della sospensione dell’esecutività o dell’esecuzione della sentenza impugnata; il potere del giudice di condannare a una pena pecuniaria la parte che abbia proposto un’istanza d’inibitoria inammissibile o manifestamente infondata; la non impugnabilità dell’ordinanza che pronuncia sull’istanza di sospensione; la possibilità che, in sede di decisione sull’inibitoria, il giudice definisca il giudizio pronunziando sentenza a norma dell’art. 281 sexies c.p.c. L’analisi mette in evidenza che gli interventi legislativi sopra indicati, tutti diretti a porre rimedio alla eccessiva durata dei processi in nome del principio della ragionevole durata, conducono ad una compressione dei diritti processuali delle parti, contraria alle fondamentali garanzie del diritto di azione e di difesa (art. 24 cost.). Da qui la necessità di un’interpretazione che, attraverso il bilanciamento dei principi costituzionali, non perda mai di vista la questione centrale: assicurare la giustizia sostanziale ai singoli individui.

Brevi riflessioni sulla sospensione dell'esecutività della sentenza di primo grado: tra "efficientismo" processuale e tutela dei diritti delle parti (soccombenti)

MARTINO, ROBERTO
2014-01-01

Abstract

Over the past decade the legislature – moving in the direction, already indicated by the reform of 1990, to give greater effectiveness to first instance judgments – has made significant changes to the rules of stay pending appeal. The paper examines essentially the following profiles: the conditions for obtaining an order of stay of execution; the power of the judge to condemn the appellant to a fine if the motion for a stay is inadmissible or manifestly unfounded; the exclusion of a judicial review of the decision; the faculty of the judge to decide on the merits in the same hearing in accordance with art. 281 sexies c.p.c. The analysis shows that the legislative measures mentioned above, all directed to remedy the excessive length of the proceedings in the name of the principle of reasonable time, lead to a compression of the procedural rights of the parties, contrary to the fundamental guarantees of the right of action and defense (art. 24 Cost.). Hence the need for an interpretation that, balancing the constitutional principles, never lose sight of the central issue, which is to ensure the substantial justice to individuals.
2014
Negli ultimi dieci anni il legislatore – nella direzione, già indicata dalla riforma del 1990, di conferire maggiore effettività alla pronuncia di primo grado – ha apportato importanti modifiche alla disciplina dell’inibitoria in appello. Lo scritto esamina essenzialmente i seguenti profili: i presupposti per la pronuncia della sospensione dell’esecutività o dell’esecuzione della sentenza impugnata; il potere del giudice di condannare a una pena pecuniaria la parte che abbia proposto un’istanza d’inibitoria inammissibile o manifestamente infondata; la non impugnabilità dell’ordinanza che pronuncia sull’istanza di sospensione; la possibilità che, in sede di decisione sull’inibitoria, il giudice definisca il giudizio pronunziando sentenza a norma dell’art. 281 sexies c.p.c. L’analisi mette in evidenza che gli interventi legislativi sopra indicati, tutti diretti a porre rimedio alla eccessiva durata dei processi in nome del principio della ragionevole durata, conducono ad una compressione dei diritti processuali delle parti, contraria alle fondamentali garanzie del diritto di azione e di difesa (art. 24 cost.). Da qui la necessità di un’interpretazione che, attraverso il bilanciamento dei principi costituzionali, non perda mai di vista la questione centrale: assicurare la giustizia sostanziale ai singoli individui.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12572/230
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