Il presente contributo intende sinteticamente evidenziare, tramite lo studio dell’esemplificativa tematica del rilievo officioso delle nullità di protezione in ambito consumeristico, i problematici profili di compatibilità procedimentale che gli approdi giurisprudenziali – europei e nazionali (in particolare, con la sentenza a Sezioni Unite n. 9479/2023) – hanno concorso a determinare, rendendo necessaria una rinnovata analisi dei rapporti insistenti tra istituti processuali (già largamente dibattuti), quali il giudicato “implicito” nel contesto di un procedimento di ingiunzione, e la disciplina “di protezione” enucleata nella direttiva 93/13/CEE. A fronte del rimaneggiamento interpretativo con cui la Suprema Corte, ridisegnando i confini normativi dello strumento di cui all’art. 650 c.p.c., ha tentato di ristabilire l’armonia tra i principi di matrice europea e la disciplina processual-civilistica nazionale, è parso necessario percorrere – nell’ambito della presente trattazione – la via del “tentativo di falsificazione”, in modo da verificare se una soluzione maggiormente conservativa degli equilibri processuali interni – nei margini di azione riservati all’autonomia procedimentale statale – avrebbe potuto trovare applicazione.
La tutela eurounitaria del consumatore e il ruolo della res iudicata nel procedimento monitorio: la ricerca di una coerenza sistematica, tra autonomia ed effettività
Sergio Pugliese
2024-01-01
Abstract
Il presente contributo intende sinteticamente evidenziare, tramite lo studio dell’esemplificativa tematica del rilievo officioso delle nullità di protezione in ambito consumeristico, i problematici profili di compatibilità procedimentale che gli approdi giurisprudenziali – europei e nazionali (in particolare, con la sentenza a Sezioni Unite n. 9479/2023) – hanno concorso a determinare, rendendo necessaria una rinnovata analisi dei rapporti insistenti tra istituti processuali (già largamente dibattuti), quali il giudicato “implicito” nel contesto di un procedimento di ingiunzione, e la disciplina “di protezione” enucleata nella direttiva 93/13/CEE. A fronte del rimaneggiamento interpretativo con cui la Suprema Corte, ridisegnando i confini normativi dello strumento di cui all’art. 650 c.p.c., ha tentato di ristabilire l’armonia tra i principi di matrice europea e la disciplina processual-civilistica nazionale, è parso necessario percorrere – nell’ambito della presente trattazione – la via del “tentativo di falsificazione”, in modo da verificare se una soluzione maggiormente conservativa degli equilibri processuali interni – nei margini di azione riservati all’autonomia procedimentale statale – avrebbe potuto trovare applicazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.