Il presente lavoro prende spunto da un fatto inconfutabile: negli ultimi 5-7 anni i tassi di interesse a causa di fenomeni internazionali e del QE della BCE è diminuito in maniera consistente ma il debito pubblico italiano non ha seguito questo trend. Gli autori hanno imputato il mancato miglioramento dei conti pubblici ai derivati che lo Stato Italiano aveva sottoscritto con le principali banche mondiali e hanno ricostruito nella prima parte ciò che è avvenuto spiegando tecnicamente le scelte fatte e le perdite occorse commentando anche le clausole fortemente penalizzanti per l’Italia che erano inserite nella sottoscrizione dei derivati. Nella seconda parte ci si è chiesti se c’erano le condizioni per sottoscrivere questi strumenti e, attraverso la ricerca dei dati che influenzavano la scelta e un modello econometrico sono arrivati alla determinazione che è stato commesso un errore dallo Stato Italiano nel coprirsi dal rischio dell’aumento dei tassi di interesse quando non c’erano le premesse per farlo. Analizzando i dati nel periodo 1999-2018 e utilizzando un modello di regressione lineare, dopo aver testato il modello, è emerso che la probabilità che i tassi di interesse potessero superare il 5 per cento era inferiore all’1 per cento.

I DERIVATI E GLI EFFETTI SUL BILANCIO PUBBLICO ITALIANO

Lucio Laureti
;
Alberto Costantiello
;
Mario Arioli
2020-01-01

Abstract

Il presente lavoro prende spunto da un fatto inconfutabile: negli ultimi 5-7 anni i tassi di interesse a causa di fenomeni internazionali e del QE della BCE è diminuito in maniera consistente ma il debito pubblico italiano non ha seguito questo trend. Gli autori hanno imputato il mancato miglioramento dei conti pubblici ai derivati che lo Stato Italiano aveva sottoscritto con le principali banche mondiali e hanno ricostruito nella prima parte ciò che è avvenuto spiegando tecnicamente le scelte fatte e le perdite occorse commentando anche le clausole fortemente penalizzanti per l’Italia che erano inserite nella sottoscrizione dei derivati. Nella seconda parte ci si è chiesti se c’erano le condizioni per sottoscrivere questi strumenti e, attraverso la ricerca dei dati che influenzavano la scelta e un modello econometrico sono arrivati alla determinazione che è stato commesso un errore dallo Stato Italiano nel coprirsi dal rischio dell’aumento dei tassi di interesse quando non c’erano le premesse per farlo. Analizzando i dati nel periodo 1999-2018 e utilizzando un modello di regressione lineare, dopo aver testato il modello, è emerso che la probabilità che i tassi di interesse potessero superare il 5 per cento era inferiore all’1 per cento.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12572/7467
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